La figura di G.P. Motti e il 'Nuovo Mattino'

La nostra scuola e' intitolata a Gian Piero Motti, unanimemente riconosciuto come uno degli innovatori dell'alpinismo subalpino.

Motti nasce a Torino il 6/8/46 e ben presto diventa uno dei più apprezzati esponenti della "mitica" scuola G. Gervasutti.
Nell'ambiente alpinistico locale Gian Piero rappresenta un'eccezione per cultura, voglia di sapere, spirito di ricerca. Inoltre a differenza di molti alpinisti dell'epoca egli non è estraneo al movimento di contestazione del '68 che proprio a Torino ha il suo inizio.
Cio' lo porta ben presto a forti dissensi con chi (dentro e fuori la scuola) continua a privilegiare un alpinismo di stampo classico i cui valori e le cui finalità non "possono essere messi in discussione".

Attorno alla sua figura nasce una corrente alpinistica che agli inizi degli anni settanta dà uno scossone al mondo dell'alpinismo torinese e sarà poi definita il "Nuovo Mattino".
Il "movimento" nasce in un clima di rottura: basta con i codici di comportamento, con le gerarchie, con gli steccati che condizionano l'alpinismo; gli esponenti di questa esperienza (Galante, Bonelli, M.Kosterlitz, Motti, ecc), saranno poi definiti il "Mucchio selvaggio" da A. Gobetti.

Quanto scritto da Gian Piero sulla guida della Valle dell'Orco (Tamari Editore) puo' essere considerate il manifesto del Nuovo Mattino:
" ...sarei molto felice se su queste pareti potesse evolversi sempre maggiormente quella nuova dimensione dell'alpinismo spogliata di eroismo e di gloriuzza da regime, impostato invece su una serena accettazione dei propri limiti, in un'atmosfera gioiosa, con l'intento di trarne, come in un gioco, il massimo piacere possibile da un'attività che finora pareva essere caratterizzata dalla negazione del piacere a favore della sofferenza..."

E' bene precisare che Motti polemizzò anche con chi, liberato dall'ansia della "cima a tutti i costi", trasformò più tardi l'arrampicata in puro sforzo muscolare su itinerari superprotetti, dimenticando quindi quella componente essenziale di ricerca personale e di avventura insiti nel gioco dell'arrampicata.

Ci piace infine riproporre un noto scritto di G.P.Motti (I Falliti - 1972) (scaricabile cliccando qui) che rappresenta tuttora, per molti di noi, una sicura e positiva idea dell'andare in montagna.